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Come orientarsi nel labirinto delle diete e delle teorie alimentari

Come tutti abbiamo ormai potuto appurare, al giorno d’oggi non si sa più cosa sia giusto o sbagliato mangiare. Ci sono più di 40.000 diete recensite su internet, nuove teorie nutrizionali che spuntano ogni mese, e infinità di esperti – o presunti tali – pronti a giurare che la loro sia la soluzione definitiva per perdere peso, vivere meglio, mantenersi giovani e prevenire le malattie. Con tutta questa sovrabbondanza di informazioni (o disinformazioni?), è normale sentirsi confusi e disorientati. Alimentarsi nel modo “corretto” sembra essere diventata una “mission impossible”, o quasi, quando in realtà dovrebbe essere una delle azioni più semplici, naturali e spontanee che esistano. E poi, cosa significa veramente mangiare in modo corretto?
Quello che è corretto per qualcuno potrebbe essere sbagliato per qualcun altro e viceversa… Come capire cosa è davvero meglio per sé stessi?

Questo articolo non ti prometterà una formula magica o una dieta perfetta. L’obiettivo, invece, è aiutarti a fare almeno un po’ di chiarezza, fornendoti strumenti pratici per valutare le varie proposte alimentari e scegliere ciò che davvero funziona per te. Perché, alla fine, il percorso verso il benessere non può non partire che da una sola persona: te stesso.

Chi siamo noi?

Il primo punto da affrontare su questo argomento è quindi: chi siamo noi? Qual è la nostra età, il nostro sesso, dove viviamo, quali sono le nostre abitudini, il nostro stile di vita, qual è il nostro lavoro, quali sono le nostre condizioni di salute e così via. Non possiamo stampare una dieta da internet e appenderla al frigo pensando sia la risoluzione di tutti i mali senza prima tenere conto di noi stessi, del nostro corpo, delle nostre necessità, ma anche di ciò che ci piace di più. Proviamo a pensare all’alimentazione come ad un abito che deve calzare a pennello, che ci deve stare bene, ma soprattutto deve farci sentire bene. La taglia, la forma, il colore, il tessuto di questo abito devono essere perfetti per noi, ma se il vestito per quanto perfetto a noi non piacesse? Che fatica sarebbe indossarlo? E anche se qualcuno da fuori ci dicesse che è il vestito migliore per noi, come staremmo se vivessimo come una tortura il doverlo indossare?

Principali diete e approcci alimentari al giorno d’oggi

Ora passo in rassegna le principali diete di cui sicuramente avrete sentito parlare, tralasciandone ovviamente molte di secondaria importanza e più di nicchia. Alcune di queste diete sono state create specificatamente per perdere peso, altre per risolvere determinate problematiche di salute o per migliorare le condizioni di alcune patologie croniche e degenerative.

  1. Dieta Mediterranea

È un modello alimentare tradizionale dei paesi del Mediterraneo focalizzato su frutta, verdura, cereali integrali, legumi, pesce, olio d’oliva, frutta secca e moderate quantità di carne e latticini. È ricca di antiossidanti e grassi sani ed è considerata una delle diete più salutari, in particolare per la salute cardiovascolare. Spesso erroneamente si pensa che sia una dieta basata su pasta, pane e pizza, ma in realtà i cereali, unicamente integrali e preferibilmente in chicco, occupano solo una piccola parte di questa dieta.

  1. Dieta vegetariana

Elimina carne e pesce, privilegiando frutta, verdura, cereali, legumi e derivati animali come uova, latticini e miele. Meno restrittivo della dieta vegana, è un approccio che tradizionalmente viene seguito da molte religioni sia per motivi etici e spirituali, sia come strumento per favorire lo sviluppo della consapevolezza e della compassione anche nei confronti degli animali. Tra queste religioni vi sono l’induismo, il buddismo, il giainismo e alcune correnti dell’ebraismo e del cristianesimo.

  1. Dieta vegana

Esclude tutti i prodotti di origine e derivazione animale, focalizzandosi su alimenti vegetali come legumi, cereali, frutta, verdura, semi e noci. C’è da sottolineare che talvolta chi compie questa scelta lo fa unicamente per ragioni etiche e pertanto non esclude alimenti vegani non salutari (ad es. patatine fritte).

  1. Dieta Flexitariana

Predilige un’alimentazione prevalentemente vegetale, con occasionali consumi di carne o pesce. È un approccio flessibile al vegetarianismo ideale per chi non se la sente di fare scelte categoriche.

  1. Dieta crudista

Si basa sul consumo di alimenti crudi, essiccati a basse temperature o minimamente cotti (sotto i 45°C), privilegiando cibi naturali e integrali come frutta, verdure, semi e germogli. Il principio alla base di questo approccio è che il riscaldamento degli alimenti oltre i 40-45°C distrugga enzimi vitali e nutrienti, riducendo i benefici per la salute. I crudisti credono che una dieta cruda favorisca la digestione, il benessere generale e l’energia, preservando il massimo delle proprietà nutritive degli alimenti.

  1. Dieta fruttariana

Forma estrema di veganismo che si basa esclusivamente su frutta fresca e secca, semi e alcuni ortaggi fruttiferi come zucchine, pomodori, peperoni, zucca… Come la dieta crudista predilige gli alimenti crudi a quelli cotti.

  1. Alimentazione igienista

È un approccio che promuove una dieta naturale che si basa prevalentemente su cibi freschi, crudi e non trattati, privilegiando frutta, verdura, cereali integrali, e proteine vegetali. È fortemente contraria al consumo di alimenti trasformati, zuccheri raffinati e grassi animali. Si concentra molto sulla combinazione corretta degli alimenti per favorire una digestione ottimale consigliando il consumo di pasti semplici senza mischiare troppi alimenti tra di loro. Include il digiuno, l’esposizione al sole e le docce fredde come pratiche di benessere.

  1. Dieta chetogenica (Keto)

Si basa su un elevato consumo di grassi, una moderata quantità di proteine e un ridotto apporto di carboidrati per indurre la chetosi, ossia uno stato metabolico che usa i grassi come fonte di energia. Si tratta di una dieta utilizzata per dimagrire ma soprattutto per guarire da determinate patologie tra cui tumori, diabete di tipo 2, sindrome dell’ovaio policistico, disturbi neurologici ed epilessia

  1. Dieta GAPS (Gut and Psychology Syndrome)

È un regime alimentare ideato per migliorare la salute dell’intestino e risolvere problemi psicologici e neurologici associati a disbiosi intestinale (squilibrio della flora batterica). Si basa su alimenti che favoriscono la guarigione della mucosa intestinale, come brodi di ossa, cibi fermentati, e proteine di alta qualità, escludendo zuccheri raffinati, cereali, legumi e latticini non fermentati. È utilizzata per trattare condizioni come autismo, ADHD, depressione, ansia, e disturbi gastrointestinali.

  1. Dieta ormonale

Si basa sul principio per cui l’equilibrio degli ormoni influenzi il peso e la salute generale. Promuove alimenti che aiutano a regolare insulina, cortisolo e altri ormoni, come proteine magre, grassi sani e verdure a basso indice glicemico, limitando invece zuccheri e carboidrati raffinati. Spesso include anche integratori, specifici programmi di attività fisica e digiuni serali.

  1. Dieta paleo

Ispirata alla dieta dei nostri antenati, privilegia carne magra, pesce, verdure, frutta, noci e semi, escludendo alimenti lavorati, cereali e latticini. La dieta Paleo se portata all’estremo può diventare dieta “carnivore” (basata esclusivamente sul consumo di carne) o “lion diet” (basata sul consumo unicamente di animali a quattro zampe).

  1. Dieta ancestrale

Simile alla dieta Paleo, ma con un focus ancora più marcato sugli alimenti che avrebbero fatto parte della dieta umana prima dell’agricoltura moderna. Si privilegiano cibi biologici, carne di animali allevati al pascolo (consumando anche parti che in genere vengono scartate come brodo di ossa, collagene, pelle), pesce selvatico, frutta, verdura e semi, escludendo totalmente cibi lavorati, cereali e latticini. Mira a replicare uno stile alimentare “naturale” che si suppone sia più adatto alla nostra genetica.

  1. Dieta a basso contenuto di carboidrati (Low-Carb)

Riduce drasticamente il consumo di carboidrati, favorendo proteine e grassi, per controllare i livelli di zucchero nel sangue e il peso corporeo. Rispetto alla chetogenica e alla paleo prevede tuttavia un quantitativo di carboidrati superiore.

  1. Dieta DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension)

È stata progettata per ridurre la pressione alta, enfatizza il consumo di frutta, verdura, cereali integrali, pesce e latticini magri, limitando sodio, zuccheri aggiunti e grassi saturi.

  1. Dieta Zona

Si basa su un rapporto bilanciato di carboidrati (40%), proteine (30%) e grassi (30%) in ogni pasto per stabilizzare i livelli di insulina e promuovere il benessere.

  1. Dieta Atkins

È molto simile alla dieta Low-Carb in quanto propone un approccio in fasi per ridurre i carboidrati e aumentare grassi e proteine. Si basa sul principio della dieta chetogenica ed è specificatamente mirata alla perdita di peso, tuttavia ha anche effetti sulla gestione della glicemia e sulla salute metabolica

  1. Dieta dei gruppi sanguigni

È un regime alimentare che suggerisce di seguire un tipo di alimentazione specifico in base al proprio gruppo sanguigno (A, B, AB, O). secondo questo approccio ogni gruppo sanguigno ha un diverso tipo di predisposizione digestiva e metabolica, e quindi dovrebbero essere consumati unicamente alimenti che si adattano meglio a ciascun gruppo.

  1. Dieta detox

È molto varia e include diverse tipologie di detox, tuttavia il più delle volte si basa su brevi regimi focalizzati sull’eliminazione di tossine attraverso succhi freschi (in particolare di sedano), tisane depurative e alimenti leggeri come frutta e insalate. Spesso accompagnata da specifici integratori depurativi come ad esempio l’aloe o la linfa di betulla.

  1. Dieta antinfiammatoria

Modello alimentare indicato per tutte le patologie croniche infiammatorie che si basa sull’eliminazione di tutti gli alimenti considerati pro-infiammatori: glutine, caseina, omega 6, zuccheri e farine bianche, alcool, caffè, cioccolato, solanacee, e sul consumo di alimenti antinfiammatori quali frutti di bosco, melograno, ananas, avocado, semi di lino e di chia, verdura a foglia verde, curcuma, zenzero, tè verde, aloe…

  1. Dieta macrobiotica

Combina alimenti integrali e naturali, come cereali integrali in chicco, verdure e legumi, inserendo alimenti tipici quali miso, alghe, umeboshi, gomasio, con una forte attenzione all’equilibrio energetico dello yin e dello yang. In questo approccio vi è una predilizione per gli alimenti cotti in quanto quelli crudi vengono definiti troppo Yin e quindi raffreddanti. Un pasto tipico è costituito da zuppa di miso, riso integrale ben cotto condito con il gomasio e verdure stufate.

  1. Alimentazione energetica cinese

Si basa sui principi della medicina tradizionale cinese, considerando il cibo non solo come nutrimento fisico, ma anche come fonte di energia (Qi). Classifica gli alimenti in base al loro effetto energetico (riscaldante, rinfrescante, neutro) e al sapore (dolce, acido, amaro, salato, piccante), promuovendo un equilibrio tra yin e yang per mantenere la salute e l’armonia del corpo.

  1. Alimentazione ayurvedica

Si basa sui principi della medicina tradizionale indiana (Ayurveda), che considera il cibo come un mezzo per mantenere l’equilibrio tra corpo, mente e spirito. L’approccio si fonda sull’idea che ogni individuo ha una costituzione unica, chiamata dosha, che può essere Vata, Pitta o Kapha. La dieta ayurvedica mira a bilanciare queste forze attraverso alimenti che rispondono alle esigenze specifiche di ognuno, tenendo conto di fattori come la stagione, l’età e lo stato di salute (si tratta di un approccio molto personalizzato). Principi importanti sono il tipo di cottura, la combinazione degli alimenti e l’uso di spezie adatte alla persona.

  1. Dieta nordic

Simile alla dieta mediterranea, ma con alimenti tipici del Nord Europa: pesce grasso, cereali integrali, radici, cavoli e bacche.

  1. Digiuno intermittente

Alterna periodi di digiuno e alimentazione (ad esempio, 16 ore di digiuno e 8 ore di alimentazione saltando o la colazione o la cena) per migliorare la gestione del peso e la salute metabolica.

  1. Dieta mima-digiuno (FMD – Fasting Mimicking Diet)

È un protocollo alimentare ideato dal professor Valter Longo che simula gli effetti benefici del digiuno sull’organismo senza eliminare del tutto il cibo. È progettata per essere seguita per 5 giorni consecutivi, durante i quali si consumano pasti a basso contenuto calorico (tra 700 e 1100 calorie al giorno), con una combinazione specifica di nutrienti.

E dopo questa lunga lista immagino sarete ancora più confusi e disorientati, ma continuate a leggere e vedrete che c’è una luce alla fine del tunnel. Non vi svelerò la mia dieta prediletta, quella che oggi come oggi mi fa stare meglio e in cui mi riconosco di più. Ogni dieta ha una sua origine peculiare e un suo motivo di esistere. Si possono leggere testimonianze e analizzare diversi studi scientifici che dimostrano come ciascuna di questi regimi alimentari abbia avuto dei risultati su un numero rilevante di persone (anche se in alcuni casi tenendo conto solo di alcuni fattori, come ad esempio la perdita di peso o la risoluzione di problematiche specifiche, ma non la salute in generale dell’individuo sul lungo periodo).

 Punti in comune tra la maggior parte delle diete

Su quali punti tutte le diete oggi in circolazione sono d’accordo? Sebbene molto spesso i diversi approcci alimentari siano quasi opposti riguardo le indicazioni che ci danno, ci sono alcuni punti su cui praticamente quasi tutti sono d’accordo (avete mai sentito qualcuno, al di là delle pubblicità, consigliare di mangiare fast food o merendine?). Direi pertanto che sia doveroso tenerli in seria considerazione. Eccoli elencati qui di seguito:

  1. Ridurre il Consumo di Alimenti Ultra-Processati

Tutte le diete sottolineano l’importanza di evitare cibi ricchi di zuccheri raffinati, grassi trans, additivi artificiali e calorie vuote, come snack confezionati, bevande zuccherate e fast food. Tutti gli alimenti industriali, soprattutto quelli con una lista degli ingredienti che supera i 5 ingredienti, sono da limitare il più possibile, se non addirittura eliminare.

  1. Favorire Alimenti Freschi e Naturali

La maggior parte degli approcci alimentari incoraggia il consumo di alimenti il più freschi possibile, che si tratti di frutta, verdura, frutta secca e cereali negli approcci vegani o carne, pesce e uova nelle diete che contemplano questi alimenti. Alimenti quindi conservati per il minor tempo possibile, mangiati vicino al momento della raccolta, privi di conservanti e di conseguenza anche a km 0. Con il termine naturali invece si intendono alimenti che non sono stati formulati in laboratori a livello industriale, ma alimenti che troviamo così come sono in natura.

  1. Limitare Zuccheri e Carboidrati Raffinati

Tutte le diete sono d’accordo sul fatto che un eccesso di zuccheri semplici e farine raffinate contribuisca all’aumento di peso e a problemi metabolici. Come zuccheri semplici qui intendiamo glucosio e fruttosio aggiunti agli alimenti, non lo zucchero contenuto naturalmente in un alimento (c’è differenza tra il fruttosio contenuto in una mela e il fruttosio aggiunto ad una merendina). Anche le farine raffinate come pane bianco, pasta bianca, riso bianco, sono alimenti poveri di sostanze nutritive e ricchi di amido che si scinde facilmente in glucosio e agisce nel nostro corpo in modo analogo agli zuccheri semplici. Come fonti di zuccheri saranno da prediligere quindi frutta, verdura, cereali integrali preferibilmente in chicco, miele, i quali sono si carboidrati, ma accompagnati da acqua, fibre, vitamine, sali minerali, enzimi e altri preziosi nutrienti.

  1. Dare Importanza alle Verdure

Le verdure sono protagoniste in tutte le diete per il loro apporto di fibre, vitamine, minerali e antiossidanti. La varietà e l’abbondanza di verdure è un consiglio universale. Gli approcci più tendenti al crudismo le consigliano crude in quanto con la cottura molti nutrienti si perdono, gli approcci orientali più tradizionali invece tendenzialmente consigliano di cuocerle per renderle meno Yin e quindi meno rinfrescanti. Il loro consumo va anche calibrato in caso di problematiche intestinali, per le quali la giusta cottura può essere di aiuto per rompere le fibre e renderle più digeribili e tollerabili ad un intestino particolarmente sensibile.

  1. Ridurre il consumo di oli raffinati ricchi di omega 6

Ormai tutte le diete si stanno sempre più focalizzando più che sulla quantità dei grassi assunti con la dieta sulla loro qualità. È di fondamentale importanza avere un giusto rapporto omega 3 – omega 6 che spesso invece è molto sbilanciato nella nostra dieta a favore degli omega 6. Un eccesso di omega 6 risulta pro-infiammatorio, ossidante e aumenta il rischio di problematiche cardiovascolari.  Gli omega 6 li troviamo negli oli vegetali industriali (olio di girasole, mais, soia, arachidi), nelle margarine e negli alimenti ultraprocessati, negli snack confezionati, nei biscotti, nelle patatine, nei cibi fritti e fast food. Il tipo di grassi consigliati poi dipende molto dall’approccio alimentare, alcune diete prediligono un consumo più alto di grassi saturi (ghee, burro, carne “grass fed“, uova, olio di cocco), altre di grassi polinsaturi e monoinsaturi (olio extravergine, frutta secca e semi oleosi, avocado).

  1. Corretta idratazione

Tutte le diete evidenziano l’importanza di una corretta idratazione a base di acqua naturale o alimenti ricchi di acqua biologica (frutta e verdura cruda). Sono ovviamente altamente sconsigliate bibite gassate, zuccherate, succhi di frutta commerciali e alcolici (ad eccezione del classico bicchiere di vino rosso al giorno consigliato dalla dieta mediterranea). Il nostro corpo ha bisogno di acqua regolarmente e quando ne è privo diverse funzioni ne risentono, in primis la depurazione renale. Per questo motivo le diete ad alto contenuto proteico, che vanno a gravare maggiormente sui reni, consigliano di bere almeno 2 litri di acqua al giorno, se non di più, mentre le diete a basso contenuto proteico spingono di meno sulla quantità di acqua assunta giornalmente, affermando che le nostre cellule hanno bisogno di acqua ricca di nutrienti vitali e quindi consigliano di consumare molti alimenti ricchi di acqua biologica.

  1. Mangiare con Consapevolezza

Tutte le teorie alimentari promuovono il “mindful eating”, ovvero il mangiare consapevole: ascoltare i segnali di fame e sazietà, mangiare quando si sente un vero appetito, mangiare lentamente e masticando a lungo, gustare il cibo senza distrazioni quali cellulari e televisori, ma anche il saper apprezzare il momento in cui si cucina e si prepara il pasto e il saper godere dei momenti conviviali. Si pone l’attenzione anche ad evitare di mangiare quando siamo in preda a sentimenti negativi, di rabbia, di preoccupazione o tristezza, in questi casi è meglio prima prendersi un momento per liberarsi di queste emozioni pesanti. Possiamo fare una passeggiata, praticare la respirazione profonda, o, se proprio non si riesce a tranquillizzarsi, forse è meglio rimandare il pasto.

A questi punti va poi ovviamente aggiunto il corretto stile di vita, il sonno regolare, il seguire i ritmi circadiani, l’attività fisica, le relazioni sociali, la respirazione, i bagni freddi… perché la dieta è solo uno dei tanti tasselli che compongono la nostra salute. Uno dei più importanti sicuramente, e quello su cui ora noi ci stiamo focalizzando, ma non l’unico.

Ma allora, qual è la dieta giusta per me?

Dopo esserci chiesti chi siamo noi, dopo aver passato in rassegna le diete più diffuse e dopo aver visto i punti in comune tra esse, ora viene la cosa più importante: quale può essere la dieta migliore per me? Di seguito vi elenco diversi punti che possono essere un aiuto per capirlo.

  1. L’ascolto

Collegandoci al primo punto, ovvero chi siamo noi, poniamo attenzione sull’ascolto. Penso che l’ascolto sia al di sopra di tutto, di tutte le teorie alimentari, di tutti gli studi scientifici, di tutte le certezze sull’alimentazione… nulla è più importante se non ascoltare i segnali che il nostro corpo ci dà, e più noi impareremo a porvi attenzione e più questi si faranno sentire chiari e precisi, come una guida infallibile.

Ogni nostra scelta alimentare dovrebbe partire da un ascolto profondo del nostro corpo: di quale cibo ha bisogno in questo momento, in questa giornata, in questo periodo? Come sto quando mangio questo cibo, quali sensazioni mi rimanda il mio corpo, come digerisco questo alimento? Mi sento più energico quando mangio questo alimento oppure mi toglie energia? Al di là del corpo, è importante anche sentire le proprie emozioni: come mi sento quando mangio questo cibo, mi sento in pace, sento che mi fa stare bene o sento che mi provoca sensi di colpa, ansia, oppure mi sento più arrabbiato, più inquieto?… E poi infine vi è l’ascolto dei propri pensieri: se viviamo una dieta con troppa rigidità, se sentiamo che ci vincola, che ci limita a regole soffocanti, allora vuol dire che non fa per noi, almeno per ora. Ovviamente non dico che questo sia facile, anzi, è un percorso che può essere più o meno lungo in base al punto in cui ci troviamo ora, però è un passaggio fondamentale. Senza un ascolto vero e profondo non potremo mai riuscire a capire cosa è meglio mangiare per noi, anche perché questo non sarà uguale per il resto della nostra vita, magari adesso abbiamo bisogno di qualcosa, domani di qualcos’altro e dopodomani chissà, pertanto solo un ascolto costante ci potrà guidare nella scelta degli alimenti. Sicuramente quando ci si sente molto distanti dall’ascolto, magari per imposizioni e abitudini protratte per troppo tempo, può essere utile seguire un percorso con un professionista che ci guidi ad un’alimentazione più equilibrata e che si avvicini ai nostri fabbisogni reali, e questa molto probabilmente ci farà sentire meglio nonostante non sia nata da un ascolto personale. Tuttavia mi piace vedere questo solo come un passaggio al fine poi di diventare autonomi e indipendenti nelle proprie scelte.

Attenzione che con ascolto non intendo il mangiare solo ciò che ci piace tanto come dolci, pane, pasta, pizza, cioccolato… ascolto e gusto sono sicuramente interconnessi ma è giusto fare delle precisazioni.

  1. Il gusto

Seguire una dieta più pulita stilata da un nutrizionista può essere molto utile anche nel disabituare le nostre papille gustative a determinati sapori artefatti che ci inducono ad un ascolto errato. Sono convinta che il gusto sia fondamentale e ci dica molto su ciò che ci fa bene e ciò che ci fa male. Il nostro corpo è intelligente quindi ci fa piacere cose che ci fanno bene, per questo i gusti cambiano nel corso della vita, perché cambiano le nostre necessità. Il problema è che gli alimenti industriali ricchi di sale, zuccheri e grassi, ma anche aromi ed esaltatori di sapidità, vanno letteralmente a drogare le nostre papille gustative rendendole dipendenti da quei sapori e falsando quindi le nostre capacità percettive e le nostre sensazioni corporee. Per ripristinare un corretto senso del gusto, capace di guidarci nelle nostre scelte quotidiane, bisogna fare un periodo di totale astinenza da quegli alimenti che mangeremmo sempre, con i quali fatichiamo a darci uno stop, senza i quali siamo convinti che non riusciremmo a vivere. Solo quando saremo disintossicati da questi sapori innaturali di alimenti industriali malsani potremmo sentirci liberi di seguire i nostri gusti personali (e molto probabilmente quegli alimenti che prima consumavamo in grande quantità inizieranno a sembrarci stucchevoli, esageratamente salati o con aromi nauseanti, provare per credere!).

A questo punto possiamo chiederci: quali sapori amo di più? Quali alimenti ho voglia di mangiare? Preferisco alimenti crudi o cotti, caldi o freddi, più croccanti o più morbidi, più grassi o più amidacei, più speziati o più delicati… e partendo da qui posso comprendere davvero molto del mio corpo, dei miei bisogni e quindi della mia alimentazione.

  1. O tutto o niente: il perfezionismo fatto a dieta

Attenzione a non cadere anche con l’alimentazione nella trappola del “o tutto o niente”. O mangio perfetto e seguo quella dieta precisamente al 100%, oppure mangio tutto quello che voglio senza nessuna regola o restrizione. O magari sto seguendo una dieta con meticolosità, ma un piccolo errore, l’aver sgarrato una volta, diventa il pretesto per continuare a sgarrare pensando che tutto ormai sia andato perduto. Innanzitutto voglio fare una premessa: se sappiamo di non essere in grado di seguire diete troppo rigide, sia per scelte alimentari sia per le grammature, scegliamo altri approcci più graduali e sostenibili, perché altrimenti qualunque sia la dieta che scegliamo il risultato sarà fallimentare. Anche questo è connesso al capire chi siamo e cosa vogliamo. Alcuni di noi sono più ossessivi e perfezionisti e il seguire una dieta molto precisamente risulterà molto semplice e anzi appassionante (ma attenzione perché anche in questo caso si può cadere in fobie alimentari). Per altri invece il seguire una dieta rigida rischia di diventare opprimente e insostenibile, rischiando di far cadere in episodi di abbuffate e alimentazione incontrollata, oppure il sentire di rinunciare a qualcosa può far cadere in emozioni negative come rabbia, frustrazione, insofferenza…

È vero tuttavia che a volte può essere funzionale anche andare contro la propria tendenza. Se per esempio tendo ad essere perfezionista, se quando seguo una dieta devo pesare tutto al grammo, allora forse ho bisogno di imparare a mollare un po’ la presa e lasciarmi guidare più dall’istinto, dal gusto, dalla spontaneità e dalla leggerezza. Al contrario se tendo a lasciarmi andare, a non controllarmi in nulla e a far fatica ad essere ligio alle regole, il seguire uno schema alimentare più preciso potrebbe essere uno stimolo utile a porre più attenzione a non sgarrare di continuo non solo nell’alimentazione ma anche in altri aspetti della vita.

Per questo è importante anche per i professionisti tener conto di chi si ha di fronte e cambiare le proprie indicazioni di conseguenza.

  1. Il nostro bisogno di sicurezza

Come in tutti gli altri aspetti della nostra vita, anche nell’alimentazione noi cerchiamo certezze e stabilità, delle regole da seguire, più o meno rigide, che ci fanno sentire al sicuro. Ognuno cresce con determinate abitudini alimentari che poi fa fatica a cambiare perché diventano parte della propria zona di comfort, ci si sente sicuri se si mangia ciò che si è sempre mangiato e, paradossalmente, anche quando si sta male con certi alimenti che consumiamo da una vita, prima di riuscire a toglierli dalla propria dieta passa in genere molto tempo. Questo bisogno di sicurezza ci spinge a mangiare determinati alimenti, ma ci spinge al tempo stesso ad evitarne altri: alimenti che non si sono mai mangiati, alimenti che si crede facciano male in assoluto, alimenti che si crede ci facciano male personalmente (magari anche legati ad un’esperienza personale come la classica indigestione) e così via… Bisogna fare attenzione però perché in questa trappola si può cadere anche quando si decide finalmente di staccarsi dalle proprie abitudini precedenti e di cambiare dieta (per dimagrire o per problemi di salute), sia che lo si faccia da autodidatta sia che si segua uno specialista. Se la nuova dieta ci consente determinati alimenti mentre ne elimina altri, il nostro bisogno di sicurezza ci farà vedere man mano come il male assoluto gli alimenti eliminati e ci farà sentire sani e al sicuro solo se consumeremo gli alimenti a semaforo verde. Con questo inghippo ho visto persone che seguivano la chetogenica preferire un fritto misto piuttosto che un’insalata mista (solo perché conteneva del mais e della barbabietola), oppure dei macrobiotici mangiare biscotti industriali a colazione piuttosto che un frutto perché questo è troppo yin. Insomma seguire dei binari, soprattutto quando si segue una dieta curativa per una determinata patologia, è importante, ma attenzione a non vedere una certa categoria alimentare (che siano grassi, zuccheri, proteine o altro ancora) come qualcosa da demonizzare perché questo rischia di farci vedere gli alimenti in modo troppo settoriale, facendoci perdere la visione d’insieme.

  1. Non incasellarsi in un modello rigido e fisso

Se abbiamo una patologia specifica e seguiamo una dieta curativa specifica per guarire o perlomeno tenere sotto controllo i sintomi e sentiamo che effettivamente ci fa stare meglio va benissimo seguirla in modo rigoroso anche per lunghi periodi se non per sempre. E questo vale anche per chi non ha patologie ovviamente, ma bisogna avere molte accortezze quando si intraprende un percorso soprattutto quando questo è particolarmente rigido. Il rischio è quello di fossilizzarsi su determinate nozioni e non cambiare più, tralasciando in primis segnali del nostro corpo e in secondo luogo non informandosi più, non considerando nuove scoperte scientifiche, non aprendosi ad alternative e non sperimentando nuovi approcci. La capacità di mettere in dubbio le nostre certezze è e sarà sempre una grande opportunità di crescita e trasformazione, ed è un peccato rinunciare ad un cambiamento in positivo semplicemente perché la nostra mente si è ormai convinta che la cosa migliore sia solo quella e basta. È sicuramente un grande passo capire che quella certa dieta ci fa bene ed è la migliore per noi, ma diciamo semplicemente: “in questo momento sento che per me questa è l’alimentazione migliore, in futuro non lo so, magari cambierò”. Lasciamoci sempre le porte aperte e non consideriamo nessuna scelta come “scelta per la vita”, perché altrimenti non si tratterà più di una scelta ma di una limitazione. Siamo creature in perenne cambiamento e con noi tutto ciò che circonda cambia, cambierà e non potrà non farlo. E in questo cambiamento noi non dobbiamo fare altro che adeguarci ad esso, come l’albero si adegua alle stagioni.

Il fatto di fossilizzarsi in un preciso schema alimentare ci impedisce anche di ascoltarci veramente, magari il nostro corpo ci manda dei segnali, sente il bisogno di un determinato alimento che noi abbiamo escluso, eppure noi cerchiamo di reprimere questo bisogno, non lo ascoltiamo, priviamo il corpo di nutrienti di cui in quel momento sente la necessità. E quindi quella che per noi era una scelta salutistica diventa alla fine una violenza sul nostro corpo. Diverso è invece per chi compie una scelta di natura etica, sinceramente sentita, come il non nutrirsi di animali, poiché in questo caso il sentimento di avversione alla violenza prevale sui bisogni del corpo che quindi, comunque, non accetterebbe di buon grado di mangiare carne.

Il rimanere fissi in un preciso modello alimentare è in ogni caso un errore che compiono anche molti professionisti della nutrizione. Si appassionano di un metodo, magari perché ne hanno sperimentato gli effetti benefici in primis su loro stessi, e poi lo applicano a stampino a tutti i pazienti, e questo per anni e anni, senza più informarsi, senza considerare l’individualità di ciascuno, ma usando se stessi o comunque un numero limitato di persone come parametro universale, senza contemplare nessun altro modello alimentare. A parer mio quello che risulta da questo modus operandi è molto riduttivo e alquanto semplicistico.

  1. L’aspetto fisico

In tutto ciò il nostro corpo, al di là dei sintomi, anche semplicemente dal suo aspetto, ci può fornire utili indicazioni che ci aiuteranno a capire che forse c’è qualcosa da cambiare nella nostra alimentazione. Se stiamo dimagrendo troppo, o al contrario se stiamo prendendo peso, se abbiamo più ritenzione, se abbiamo un volto pallido, o abbiamo acne sulla pelle, se perdiamo i capelli, se abbiamo le unghie fragili… impariamo ad osservarci perché tutti questi fattori ci possono indicare che quella dieta per noi in questo momento non va più bene (anche se crediamo sia la dieta migliore al mondo e sentiamo una grande resistenza al pensare di dover cambiare). Per capire poi quale dev’essere l’opportuno cambiamento da fare in base a ciò che abbiamo notato possiamo farci aiutare sempre e comunque da un professionista, meglio se di ampie vedute, soprattutto in questi casi nei quali la mente è ingabbiata in certi schemi ormai consolidati e fatica a distogliersi da ciò che ormai ha interiorizzato.

  1. Ideologia

Le ideologie, le convinzioni, la sensibilità, la spiritualità, le nostre esperienze di vita… sono tutti fattori che ci condizionano molto nella scelta del cibo: per qualcuno è fantastico mangiarsi un agnellino arrosto, per qualcun altro è letteralmente impossibile. Ma queste sono sempre parti di noi, che ci guidano nelle nostre scelte e non possiamo tagliarle via. Possiamo sicuramente cambiarle ma per fare ciò dobbiamo volerlo, e non tutti sono disposti a cambiare. Oppure lo vogliamo, ma dobbiamo rispettare i nostri tempi e farlo sì, ma a piccoli passi.

Quando decidiamo di cambiare alimentazione pertanto dobbiamo tenere in considerazione questi aspetti e chiederci: sono disposto a cambiare? Sono aperto a fare dei piccoli esperimenti rispettando i miei tempi e stando in ascolto delle mie sensazioni?

La nostra sensibilità etica e soprattutto il nostro cuore devono essere in linea con ciò che la nostra mente sceglie, altrimenti si crea una tensione interiore che manda tutto all’aria. Questo va quindi anche a condizionare la scelta di un eventuale nutrizionista: se sappiamo che non saremo mai in grado di mangiare carne e derivati animali tutti i giorni evitiamo di scegliere il nutrizionista che segue la paleo dieta… semplice ma non scontato, non vi pare?

Conclusione

Abbiamo visto quindi che per scegliere il proprio modello alimentare non ci si può basare solo su un singolo aspetto, ci sono diversi fattori da valutare e tenere in considerazione, partendo in primis da sé stessi, dalle proprie abitudini, dai propri bisogni, dal piacere che proviamo nel mangiare un determinato alimento piuttosto che un altro, da ciò che eticamente ci sembra più giusto e coerente con i nostri valori, dai nostri problemi di salute o dalle nostre personali sensibilità. Come ho scritto nel testo non si tratta di trovare una formula magica e perpetuarla per sempre, perché ciò che va bene oggi magari non va più bene domani, si tratta piuttosto di un continuo viaggio di ascolto e profonda connessione con il nostro corpo e di conseguenza anche con le nostre emozioni e i nostri pensieri.

In sintesi vorrei quindi lasciarvi i tre punti fondamentali cui è utile attenersi:

1) ASCOLTO: prova ad ascoltarti profondamente, ascolta i messaggi del tuo corpo e allineati con i tuoi valori

2) CIBO VERO: evita per quanto possibile gli alimenti industriali e processati, che siano vegani e non, che siano biologici e non, che siano senza latte, uova, zucchero e glutine oppure con… semplicemente evitali

3) FLESSIBILITA’: adoperati per mantenere un certo grado di adattabilità, capacità di scendere a compromessi e libertà alimentare. Limitarsi troppo rischia di ingabbiarti in regole che più passa il tempo più diventeranno opprimenti

Letture consigliate

Se volete approfondire maggiormente il mondo delle diete e lo studio dei diversi approcci all’alimentazione, che sia per la perdita di peso, per la longevità e per la cura di diverse patologie, vi consiglio la lettura del libro “La verità, vi prego, sull’alimentazione: come orientarsi tra falsi miti e verità scientifiche, su salute e longevità” di Bas Kast, un libro adatto a tutti che aiuta a fare chiarezza su diversi temi analizzando numerosi studi scientifici.

Un altro libro che può rivelarsi molto utile, soprattutto per quanto riguarda la scelta degli alimenti al supermercato, è “La verità, vi prego, sul cibo” di Monia Caramma. Si tratta di un vero e proprio manuale di autodifesa contro la disinformazione alimentare, come lo definisce lei stessa, che aiuta il consumatore ad essere più consapevole nella scelta dei prodotti che acquista non lasciandosi fuorviare  dalle etichette spesso ingannevoli dei prodotti industriali.

Biologa Nutrizionista

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